Poche discipline sono confrontate con alterità e ibridazione in maniera tanto costitutiva e ineludibile come la traduzione. E non si tratta di un confronto astratto: nel tradurre si va a toccare con mano, nella fisicità della scrittura, l’alterità, e nel trasporre il testo in un’altra lingua si “vive” da dentro l’ibridazione. La traduzione di Oreo di Fran Ross (SUR, 2020), che è valsa a Silvia Manzio il Premio Babel – Laboratorio Formentini 2020, ne è un esempio magistrale: Manzio si confronta qui con un romanzo scritto negli anni Settanta da un’autrice afroamericana che, per raccontare il viaggio della giovane Oreo sulle tracce del padre perduto, crea un impasto linguistico personalissimo mescolando yiddish e vernacolo nero, registri e gerghi; a legare il tutto, una catena pirotecnica di giochi di parole. Partendo da questa traduzione, Manzio dialogherà con la collega – nonché giurata del Premio Babel – Franca Cavagnoli (voce italiana, tra gli altri, di James Joyce, Jamaica Kincaid, Katherine Mansfield, Toni Morrison e George Orwell) del mestiere del tradurre, questo «atto del restituire».
A cura di BABEL Tess.