“Tutti si nasce figli”, vale a dire determinati da un luogo e da un tempo, parlati da altri che dicono di noi ciò che siamo e dovremo essere. Da quel momento: vivere è sconfinare. Un movimento costante che trova nell’adolescenza un punto di massima intensità. Le metamorfosi della pubertà, come l’evoluzione della scolarità, spingono ragazzi e ragazze a chiedersi: “Chi sono io?”. Una domanda che può essere posta solo prendendo le distanze dalla casa e dalla famiglia, abbandonando le certezze dell’infanzia, sconfinando rispetto alla identità precostituita. È l’età dell’errare nel duplice senso di vagabondare e di sbagliare. In una società senza ideali e senza ideologie, dove non vi sono figure di santi e di eroi da imitare, ognuno si trova solo dinnanzi al proprio futuro. La vitalità dell’adolescenza e la sollecitazione dei desideri indotta dalla società dei consumi fanno sì che spesso un senso di onnipotenza condanni i giovani all’impotenza: tutto e niente tendono infatti a coincidere. Che cosa possiamo fare, nel tempo sospeso di una pandemia senza precedenti, per aiutare i nostri figli a realizzarsi?
Moderatrice: Roberta Wullschlager